sabato 26 marzo 2016

Contro le trivelle SI dice SÍ


Referendum 17 Aprile CONTRO LE TRIVELLE -#sivotasì
Il 17 aprile in tutta Italia si voterà per il referendum sulle trivelle. Trivelle che non porteranno un posto di lavoro essendo un investimento ad alta intensità di capitali ma bassissima di lavoro, non garantiscono nessuna indipendenza energetica (secondo dati dello stesso governo, cioè del Ministero dello Sviluppo economico, il petrolio e il gas stanno in quantità minime nei nostri mari: le riserve di petrolio equivalgono a 7-8 settimane di consumo nazionale, mentre l’estrazione di gas 6 mesi), non combattono i cambiamenti climatici e mettono a rischio il nostro turismo, che vale il 10% del PIL. Per Sinistra Italiana è un appuntamento importante, non solo per schierarci contro la folle idea di regalare il nostro mare alle multinazionali e fermare lo scempio messo in atto dal governo Renzi. Ma perché è l’occasione per noi, essendo un soggetto in costituzione, di caratterizzare la nostra battaglia politica facendo diventare questo appuntamento referendario un evento che vada oltre il mero quesito tecnico. Intorno al quesito delle trivelle si gioca una partita molto più grande: la messa in discussione di un paradigma che non riguarda solo le trivelle, ma a che fare con l’ambiente, la salute, il lavoro, la qualità della vita, i cambiamenti climatici. Questo dobbiamo fare nelle prossime settimane: caratterizzare il nostro Sì al referendum come la messa in discussione delle politiche da finti innovatori del governo Renzi e rendere percepibile la nostra, alternativa, proposta politica. Come preannunciato nelle scorse ore, abbiamo lanciato una due giorni nazionale di informativa nelle piazze per sabato 19 e domenica 20 marzo, e l’abbiamo chiamata #sivotasì, 100 piazze contro le trivelle.

Il nostro gazebo in Piazza Mazzini
Votare Sì non serve solo a fermare le trivelle. Ma a chiedere a questo governo politiche che possano mettere in sicurezza il territorio (cioè il contrario di quelle messe in atto dallo Sblocca Italia che asfalteranno di cemento il Paese e daranno il via alla costruzione di nuovi inutili inceneritori), a investire sulle energie rinnovabili, a seguire il passo delle tecnologie più moderne che permettono di tutelare l’ambiente e la salute delle persone, di creare nuovi posti di lavoro e non regalare l’Italia ai petrolieri stranieri. La scelta del governo di non accorpare il referendum alle amministrative costerà alle casse dello Stato circa 350 milioni di euro. Vogliono sfavorire la partecipazione, noi dobbiamo impedirglielo. Condividiamo, parliamone, portiamo la gente a votare. C'è in gioco il Paese!






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